Unnamed

Basta!

Non glielo dice solo il mondo, cresce in Israele la vergogna per un Governo pilotato da cinici estremisti messianici e ormai abbandonato anche dai più stretti alleati e da chi cerca di combattere ovunque ogni traccia di antisemitismo. La carestia a Gaza fa titolare su un quotidiano di Tel Aviv “Uno Stato sano di mente non uccide i bambini per hobby". Si muove la sonnolenta Europa e con il debito riserbo anche la neutrale Confederazione.

Persino il pachiderma europeo, solitamente lento e sonnolento, si è mosso. L’intensificazione dell’offensiva militare israeliana su Gaza  – aggravata dal folle blocco umanitario (che, lo ricordiamo, è in vigore da inizio marzo ed è stato solo parzialmente allentato negli ultimi giorni) – ha indotto l’Unione Europea, per la prima volta in oltre vent’anni, a rimettere mano all'Accordo di associazione UE-Israele (base giuridica delle relazioni commerciali tra le due economie), con il voto di 17 ministri degli Esteri europei su 27

A proporre di rivedere i rapporti in seno al Consiglio dei ministri degli Affari Esteri sono stati i Paesi Bassi, da sempre ritenuti tra i partner più solidi di Israele all’interno dell’UE. L’iniziativa ha trovato sponda in altri Governi tradizionalmente cauti, come Danimarca, Estonia e Malta, che si sono trovati questa volta d’accordo con i “soliti noti” -Irlanda, Spagna o Svezia- già da tempo critici verso la politica israeliana.

Un “basta!” da Londra e da Berna

Anche al di fuori dall’UE -diciamo pure… ai margini- si registrano segnali di rottura: il governo britannico ha deciso di sospendere i negoziati in corso per un nuovo accordo commerciale con Israele. Il tono adottato da Londra ha sorpreso per la sua nettezza. Jeremy Bowen, editorialista internazionale della BBC, lo ha definito “il più severo mai espresso dal Regno Unito sulla politica militare israeliana”

Gli ottimi rapporti della Svizzera con lo Stato ebraico non hanno impedito che oggi il nostro Governo chiedesse un immediato cessate il fuoco ed esprimesse  “la sua profonda preoccupazione per la tragedia umanitaria in corso nella Striscia di Gaza”, richiamando Israele a “rispettare gli obblighi in materia di diritto internazionale umanitario che gli incombono in quanto potenza occupante”. Ma soprattutto, il Consiglio federale ha contestualmente sbloccato 20 milioni di franchi in aiuti destinati ai palestinesi, di cui 11 milioni all’UNRWA – l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, da mesi al centro di critiche e polemiche, e il cui finanziamento era stato osteggiato da una parte consistente del Parlamento elvetico.

Gaza
Gaza

Trump si spazientisce

Ma il clima non è radicalmente mutato solamente in Europa, anche a Washington il cielo è coperto. Si moltiplicano dalla Casa Bianca i segnali di impazienza e distacco da parte di un’amministrazione – quella di Donald Trump – storicamente vicina a Tel Aviv.

I segnali di rapporti incrinati sono tanti: secondo quanto riportato dal Washington Post e dall’israeliano Haaretz, lo stesso presidente Trump si sarebbe detto “scioccato” dalle condizioni di Gaza. Marco Rubio, Segretario di Stato, ha invece contattato Netanyahu tre volte in 24 ore per chiedere l’apertura dei valichi per gli aiuti. Il vicepresidente J.D. Vance ha infine annullato un viaggio previsto in Israele, ufficialmente per motivi di agenda, ma secondo fonti diplomatiche a causa della crescente frustrazione americana per l’assenza di un’intesa sugli ostaggi.

Gaza Starvatio

“Un’intera popolazione sull’orlo della fame”

A provocare la reazione degli stessi alleati più stretti di Israele è stato il grave allarme lanciato dai responsabili umanitari dell’ONU. “Non possiamo parlare di vero accesso umanitario se non abbiamo né un flusso costante né la possibilità di distribuire gli aiuti in modo sicuro e capillare”, avevano affermato di recente funzionari del Programma alimentare mondiale, chiedendo l’instaurazione immediata di un corridoio umanitario permanente, sicuro e sostenuto politicamente da tutte le parti coinvolte. Ogni ulteriore ritardo – ammoniscono – comporterà un costo umano incalcolabile, soprattutto tra le fasce più vulnerabili: bambini piccoli, donne incinte, anziani.

Oggi, il Ministero degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Israele per la fornitura di aiuti umanitari a Gaza. “L’aiuto coprirà i bisogni alimentari di circa 15.000 civili nella Striscia di Gaza, in una fase iniziale”, si legge nel comunicato ufficiale. 

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Benzalel Smotrich

L’opposizione si scatena. « Il membro più fanatico del governo israeliano condivide la scomoda verità sulla guerra di Gaza »


In realtà Netanyahu deve fare i conti con un’opposizione interna vieppiù scatenata. Il titolo riportato qui sopra è quello posto a un recente articolo del quotidiano “Haaretz”, tra le più esplicite e documentate voci di quella parte di Israele che denuncia senza mezzi termini le reali intenzioni di un Governo che, per sopravvivere, deve piegarsi ai voleri dei due ministri -Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale)- appartenenti alle forze politiche più estremiste. 

Continuava infatti “Haaretz” nel sommario: “Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha detto ad alta voce ciò che il primo ministro Benjamin Netanyahu pensa veramente: gli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas dovrebbero essere sacrificati sull'altare delle aspirazioni messianiche e della guerra perpetua”.

Smotrich, in un'intervista radiofonica ha infatti dichiarato che “riportare a casa gli ostaggi è importante, ma non è la cosa più importante”, ovvero il pieno controllo della Striscia di Gaza e il trasferimento della popolazione palestinese fuori dall’enclave – senza specificare né dove né come ciò dovrebbe avvenire.

Golan
Yair Golan rappresentato come super eroe su un manifesto nelle strade di Tel Aviv

« Il parlamentare dell'opposizione afferma che Israele rischia lo status di paria, ‘uno Stato sano di mente non uccide i bambini per hobby’ »

Altro titolo di “Haaretz”, con riferimento alle parole dell’ex generale dell’IDF Yair Golan, già vice ministro, oggi leader e deputato del piccolo partito di opposizione I Democratici (centro-sinistra sionista), eroe del 7 ottobre 2023 per essere intervenuto personalmente, da privato cittadino, in soccorso delle persone sotto attacco. Golan aveva in effetti dichiarato che "uno Stato sano di mente non uccide i bambini per hobby" e non pianifica "l'espulsione di una popolazione". Netanyahu aveva ribattuto che "Golan e i suoi amici della sinistra radicale stanno facendo eco alle più spregevoli calunnie dell’antisemitismo più sanguigno".

In mezzo a questi scambi ultimativi e quasi disperati non mancano le denunce di alcuni ostaggi liberati, come Arbel Yehoud, tornata in Israele dopo 482 giorni di prigionia. In un intervento straziante alla Knesset lunedì, la donna ha definito la sua testimonianza “un atto di disperazione”, accusando il Governo di averla abbandonata e di continuare a mettere in pericolo la vita degli ostaggi per calcoli di sopravvivenza politica. “Il sangue degli ostaggi e dei soldati sarà sulle vostre mani se non fermate questa guerra”, ha detto. E ancora: “Sono stata rapita da Hamas, ma tenuta in ostaggio anche dal governo Netanyahu, che non vuole trattare per riportare a casa chi è ancora vivo”.

“‘Siamo campioni di repressione’: i piloti dell'aeronautica militare israeliana parlano apertamente dei dilemmi morali della guerra di Gaza”, è un altro titolo di “Haaretz”, che rivela le conclusion di una recente indagine tra i piloti dell’IDF , che ha messo in luce i problemi di coscienza di militari chiamati quotidianamente a proteggere le truppe sul terreno attraverso i bombardamenti.

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